S01_E07_Salinas Grandes
- Sep 2, 2017
- 10 min read
Updated: May 27, 2019
San Pedro de Atacama / Jujuy, Chile / Argentina.
Dopo un meritato “riposo” di 3 giorni turistici a San Pedro di Atacama, oggi si torna in Argentina con destino Jujuy.
Che peccato ero pronto per ricominciare ad esplorare il Cile in moto, prossima volta! Comunque il rientro sarà per la via più lunga, faremo la strada della famosa Cuesta del Obispo, salendo per uno sterrato a strapiombo fino a 3500 mslm e ci fermeremo alla pittoresca cittadina di Cachi, sulla Ruta 40, ma questo lo vedremo nel prossimo video.
Nell’ultimo testo ho parlato della gioia della conquista e adesso, con questa consapevolezza mi accingo a “tornare”, ma tornare dove?
In realtà penso che quando cominci a viaggiare non ti fermi più, il ritorno a casa diventa una sosta tra un viaggio e l’altro. Senza togliere importanza alla “casa” e alla famiglia, chiaro! Chi viaggia a lungo sà di cosa parlo, una sensazione di appartenenza alla strada, al viaggio, alla liberta di movimento, alla continua scoperta, penso che sia quasi una “dipendenza”.
Quando ho cominciato a pensare a questo viaggio avevo molti timori, dubbi, un sacco di pensieri, poi ho visto che in realtà bisogna vivere alla giornata, con la mente e il corpo nello stesso momento e luogo, solo così si ottiene la felicità e la pace interiore. Una buona riflessione e una pratica da adoperare anche a Casa.
Sulla strada del ritorno incrocio molti motociclisti che stanno “quasi” arrivando a San Pedro, li saluto e penso a quando ero io che stavo andando e quelli che stavano ritornando mi salutavano, penso a com’è facile invertire le posizioni.
Comunque dicevo, si torna in Argentina, solita levataccia, previsione meteo di -5° al Paso Jama, per fortuna solo per poco, io comunque sono uscito con tutto quello che avevo, tutti gli strati del completo SEND3 Rev’it e pure la mia tuta anti pioggia gialla fosforescente, sembravo la solita banana con le ruote!
Sto facendo la stessa strada dell’andata in modo da potermi godere almeno da lontano il Salar de Tara, che posti fantastici! Altitudine di circa di 4300 mslm, all’interno della caldera dell’ antico vulcano Vilama che fa parte della Volcanic Central Zone, una delle 4 cinture vulcaniche delle Ande che a sua volta fa parte dell’altipiano della Puna.
Purtroppo non ho il tempo e le gomme giuste per addentrarmi e arrivare fino al Salar, a dire il vero ci ho pure provato, ma in vano, sono quasi caduto varie volte, così sono tornato indietro, qui con le gomme da asfalto non vai da nessuna parte…
In frontiera al Paso Jama un sacco di gente e pulman, valigie sparse dappertutto, sembrava di stare al mercato…
Più che altro erano Boliviani, dalle fattezze tipiche e dalla pelle bruciata dal sole, nonni, nipoti, famiglie con bambini piccoli, dove stavano andando o da cosa stavano scappando… non lo saprò mai. Comunque, nonostante la quantità di gente, me la sono cavata com 30 minuti di tramiti doganali. Io e i soliti autostoppisti eravamo probabilmente gli unici turisti, quelli si che sono coraggiosi, ne avrei preso su uno se non fosse più carico di me, 2 zaini giganti, pentole, il cane, la chitarra, eccetera, non ci stava in moto…
all’andata, in dogana, non ho trovato nessuno, solo un ciclista giapponese che stava facendo il giro del mondo, la bici era cosi carica che si vedevano a malapena le ruote, sembrava che stesse pedalando su un sacco di borse tenute assieme da chissà quale forza magica, non parlava una parola di spagnolo e neanche inglese. In dogana l’hanno “spogliato”, ha dovuto smontare tutto, aprire tutte le borse, fare i raggi X alla bici, gli hanno fatto il culo, non so perché, era evidente che era solo un pazzoide in bicicletta!
Il resto del viaggio in “discesa” letteralmente, da 4300 a 2000 mslm.
Stavolta mi sono addentrato nella Salinas Grandes, il sale é cosi duro che sembra meglio dell’asfalto, comincio a seguire una traccia di 4X4 che si inoltra dritta come una spada in mezzo al salar, vado, vado, vado, non cambia niente, ma quanto é distante l’altro lato?
Dei nuvoloni carichi di pioggia all’orizzonte e uno strano vento mi fanno capire che é meglio tornare in dietro, oggi devo fare ancora 150km e si sta facendo tardi.
Finalmente arrivo alla cabaña dove passerò la notte, sul retro di un terreno fatto a frutteto, una famiglia argentina di origini italiane ha costruito 3 casette di legno rustiche molto carine, ho scambiato 2 chiacchiere con il Vecchio capofamiglia, racconta che il nonno era italiano.
Gli racconto che anche mio nonno paterno era venuto in Argentina nel dopoguerra, vicino a Buenos Aires, e che dopo aver lavorato per un periodo ha chiamato la famiglia per raggiungerlo, ma nessuno ha voluto, e che così é dovuto tornare in Italia.
Subito si instaura una simpatia, la “ducati” fa brillare gli occhi al Vecchio italo/argentino, la moglie si offre per farmi una cena “casera” perche nel paese é già tutto chiuso, 2 cotolette alla milanese col limone colto dall’albero di fronte a me, pasta al formaggio fritta e una bottiglia di 1 litro di birra Quilmes ghiacciata, cosa vuoi di più dalla vita? Una doccia calda e un letto per dormire come un sasso…
Domani l’avventura continua, Cuesta del Obispo e Cachi!
After a well-deserved "rest" of 3 touristic days at San Pedro de Atacama, today I return to Argentina, I will stop at Jujuy.
What a pity, I was ready to start exploring Chile with the bike, I leave it for the next time! However, the return will be the longest way, we will take the road to the famous Cuesta del Obispo, climbing a steep dirt road up to 3500 a.s.l. and we will stop at the picturesque town of Cachi, on the Ruta 40, but we'll see this in the next video.
In the last text I talked about the joy of conquest and now, with this awareness, I am going to "come back", but go back where?
Actually, I think that when you start traveling you never stop, the return home becomes a stop between one trip and another. Without taking away the importance of the "home" and the family, of course! Those who travel for a long time know what I'm talking about, a sense of belonging to the road, to travel, to freedom of movement, to the continuous discovery, I think it's almost an "addiction".
When I started thinking about this trip I had many fears, doubts, a lot of thoughts, then I saw that in reality, you have to live day by day, with your mind and body at the same time and at the same place, only in this way you get happiness and inner peace. A good reflection and a practice to be used also at home.
On the way back I meet many riders who are "almost" coming to San Pedro, I greet them and I think about when I was going and those who were returning greeted me, I think how easy it is to reverse positions. Anyway, I was saying, I go back to Argentina, usual early morning, weather forecast of -5 ° to the Paso Jama, fortunately only for a little, I still came out with everything I had, all layers of the motorcycle suit and also my yellow rain suit, I seemed the usual banana with wheels!
I'm coming back the same way so I can enjoy the Salar de Tara at least from afar, what fantastic places!
Altitude of about 4300 a.s.l., inside the caldera of the ancient volcano Vilama that is part of the Volcanic Central Zone, one of the 4 volcanic belts of the Andes making part of the Puna plateau.
Unfortunately, I do not have the time and the right tires to go into the Salar, to tell the truth, I tried, but in vain, almost fell several times I came back, here with the asphalt tires you do not go anywhere...
In the Paso Jama frontier a crowd of people and buses, a mess of suitcases scattered everywhere, I felt like I was at the market ...
More than anything else they were Bolivians, with typical features and skin burned by the sun, grandparents, grandchildren, families with small children, where they were going or what they were running away from... I'll never know.
However, despite the large number of people, I got away with 30 minutes of customs.
Me and the usual hitchhikers were probably the only tourists, those are brave, I would have taken on one, if it was no longer laden than me, 2 giant backpacks, pots, the dog, a guitar, etc., impossible to load on the motorcycle.
On the outward journey, at customs, I did not find anyone, only a Japanese cyclist who was traveling around the world, the bike was so heavy that you could hardly see the wheels, it seemed that he was riding a lot of bags held together by who knows what magical force.
He did not speak a word of Spanish or even English. In the customs they have "stripped" him, he had to disassemble everything, open all the bags, X-ray the bike, I do not know why, it was obvious that he was just a crazy guy on a bicycle!
The rest of the trip literally "descent", from 4300 to 2000 a.s.l.
This time I went into the Salinas Grandes, the salt is so hard that it looks better than the asphalt, I begin to follow a trail of 4X4 that goes straight as a sword in the middle of the salar, I go, I go, I go, it does not change anything, but how far is the other side?
Clouds full of rain on the horizon and a strange wind make me understand that it is better to go back, today I still have to do 150km and it is getting late.
Finally arriving at the cabaña where I will spend the night, on the back of an orcharded land, an Argentinean family of Italian origin has built 3 very nice rustic wooden houses, I exchanged a chat with the old head of the family who told me that his grandfather was Italian.
I tell him that also my paternal grandfather had come to Argentina after the war, near Buenos Aires, after working for a period he called the family to join him, but nobody wanted to come, so he had to go back to Italy.
Immediately a sympathy is established, the "ducati" makes the old Italian / Argentinian eyes shine and the wife offers to prepare me a "casera" dinner because in the village everything is already closed, 2 Milanese cutlets with lemon picked from the tree in front of me, fried cheese pasta and a bottle of 1 liter of frozen Quilmes beer, what more do you want from life? A hot shower, a bed and I sleep like a stone ...
Tomorrow the adventure continues, Cuesta del Obispo and Cachi!
Depois de um merecido "descanso" de três dias de turismo em San Pedro de Atacama, hoje retorno à Argentina vou para em Jujuy. Que pena, estava pronto para começar a explorar o Chile com a moto, vou deixo para a próxima vez!
No entanto, o retorno será pelo caminho mais longo, tomaremos o caminho para a famosa Cuesta del Obispo, subindo uma estrada de terra íngreme até 3500m e vamos parar na pitoresca cidade de Cachi, na Ruta 40, mas veremos isso no próximo vídeo.
No último texto eu falei sobre a alegria da conquista e agora, com essa consciência, eu vou "voltar", mas voltar para onde?
Na verdade, acho que quando você começa a viajar você não para, o retorno para casa se torna uma parada entre uma viagem e outra. Sem tirar a importância do "lar" e da família, claro! Quem viaja há muito tempo sabe do que estou falando, um sentimento de pertencer à estrada, a viajar, de liberdade de movimento, de descoberta contínua, acho que é quase um "vício".
Quando eu comecei a pensar sobre esta viagem eu tive muitos medos, dúvidas, muitos pensamentos, então eu vi que na realidade, você tem que viver o dia dia, com sua mente e corpo juntas no mesmo tempo e no mesmo lugar, só assim você obtenha felicidade e paz interior.
Uma boa reflexão e uma prática para ser usada também em casa.
No caminho de volta encontro muitos pilotos que estão "quase" chegando a San Pedro, eu os saúdo e penso em quando estava indo e aqueles que estavam retornando me cumprimentaram, é fácil inverter posições.
Enfim, estava dizendo, volto para a Argentina, de manhã cedo, previsão do tempo de -5 ° para o Paso Jama, felizmente só por pouco tempo, ainda saí com tudo que eu tinha, todas as camadas do traje de motocicleta e também minha roupa de chuva amarela, eu parecia uma banana com rodas!
Estou voltando no mesmo caminho para poder aproveitar o Salar de Tara pelo menos de longe, que lugares fantásticos!
Altitude de cerca de 4300m, dentro da caldeira do antigo vulcão Vilama que faz parte da Zona Central Vulcânica, um dos 4 cinturões vulcânicos dos Andes parte do planalto da Puna.
Infelizmente, não tenho tempo e nem os pneus certos para entrar no Salar, para dizer a verdade, tentei, mas em vão, quase caí várias vezes, voltei, aqui com os pneus de asfalto você não vai a lugar nenhum ...
Na fronteira do Paso Jama, uma multidão de pessoas e ônibus, uma bagunça de malas espalhadas por toda parte, eu senti como se estivesse no mercado ...
Mais do que qualquer outra coisa, eram bolivianos, com feições típicas e pele queimada pelo sol, avós, netos, famílias com filhos pequenos, para onde iam ou de que estavam fugindo ... nunca vou saber.
No entanto, apesar do grande número de pessoas, saí com 30 minutos de alfândega.
Eu e alguns mochileiros éramos provavelmente os únicos turistas, aqueles sim que são corajosos, eu teria levado um, se não estivesse mais carregado do que eu, 2 mochilas gigantes, potes, o cachorro, o violão, etc., impossíveis de carregar na motocicleta.
Na viagem de ida, na alfândega, não encontrei ninguém, apenas um ciclista japonês que estava viajando pelo mundo, a bicicleta era tão carregada que mal dava para ver as rodas, parecia que ele estava montando em cima de muitas malas juntas por quem sabe qual força mágica.
Não falava uma palavra de espanhol ou inglês. Na alfândega eles "despojaram" ele, ele teve que desmontar tudo, abrir todas as malas, radiografar a bicicleta, não sei por que, era óbvio que ele era apenas um cara maluco de bicicleta!
O resto da viagem literalmente em ”descida", de 4300 a 2000m.
Desta vez eu parei em Salinas Grandes, o sal era tão duro que fica melhor que o asfalto, eu comecei a seguir uma trilha de 4x4 que ia direto como uma espada no meio do salar, eu ia, ia, ia, mais não mudava nada, quanto tempo demora para chegar a o outro lado?
Nuvens cheias de chuva no horizonte e um vento estranho me fazem entender que é melhor voltar, hoje eu ainda tenho que fazer 150km e está ficando tarde.
Finalmente cheguei a cabana onde passarei a noite, no fundo de um tereno com arvores frutíferas, uma família argentina de origem italiana construiu 3 casas de madeira rústicas muito agradáveis, troquei uma conversa com o velho chefe da família, ele contou que o avô era italiano.
Eu digo que também meu avô paterno veio para a Argentina depois da guerra, perto de Buenos Aires, depois de trabalhar por um período chamou a família para se juntar a ele, mas ninguém queria vir, então teve que voltar para a Itália.
Imediatamente uma simpatia é estabelecida, a "ducati" faz brilhar os velhos olhos italo / argentinos e a esposa se oferece para preparar um jantar "caseiro” porque na aldeia tudo já está fechado, 2 costeletas milanesas com limão colhido da árvore na minha frente, macarrão ao queijo frito e uma garrafa de 1 litro de cerveja congelada Quilmes, o que mais você quer da vida? Um banho quente, uma cama para dormir como uma pedra ...
Amanhã a aventura continua, Cuesta del Obispo e Cachi!
Comentários